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venerdì 9 dicembre 2011


CONTI IN SVIZZERA, PERCHE' ROMA NON FIRMA. BERLINO E LONDRA HANNO L'ACCORDO, MA L'ITALIA ASPETTA L'EUROPA.
La piccola Svizzera, assediata dalla comunità internazionale a caccia dei capitali rifugiatisi nelle banche di Lugano e Zurigo, sta adottando la stessa tattica, e fino a oggi con successo. L'Europa, che tutto avrebbe da guadagnare facendo fronte compatto sulla tassazione dei conti off shore è invece divisa e indecisa sulla linea da tenere con Berna. Ecco perché il ministro Giarda due giorni fa ha annunciato in Parlamento che l'Italia al momento rinuncerà a cercare un accordo con la Svizzera sui soldi fuggiti a nord delle Alpi.
L'origine della controversia è una convenzione con l'Ocse che il parlamento elvetico ratifica nel settembre del 2009: con esso la Svizzera accetta di tassare i capitali stranieri confluiti nei suoi forzieri e di girare l'imposta ai Paesi di origine dei correntisti. In cambio ottiene il no alle temutissime fishing expeditions, vale a dire la trasmissione indiscriminata di dati fiscali sulla sua clientela. Le banche pagano, in altre parole, ma il segreto bancario è salvo.

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